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Primo anno del progetto interprovinciale a Melilla

03/02/2020

Seguendo il messaggio del Papa “essere una Comunità in cammino”, le province delle Figlie della Carità di Spagna si sono recate a Melilla, in Spagna, per costituire un ministero interprovinciale che si occupasse di alleviare la difficile situazione dei bambini immigrati che vivono per strada.

Un anno fa, confidando nella Divina Provvidenza, 5 Figlie della Carità sono arrivate a Melilla con il primo compito di conoscersi, di ambientarsi e di arredare la nostra nuova casa, e di incontrare la gente.  Padre Rafael, parroco, ci ha salutato e ci ha aiutato ad orientarci nella città. 

Questo primo anno è stato uno di quelli in cui si è seguito l’esempio di Gesù di Nazareth che camminava per i villaggi parlando, ascoltando, confortando. Noi abbiamo iniziato a fare lo stesso.  Abbiamo cercato i luoghi dove vivevano i “giovani”, abbiamo incontrato le autorità e i collaboratori, abbiamo studiato l’arabo e il francese per aiutarci a comunicare con i bambini.

Ora abbiamo un posto dove loro possono passare i pomeriggi a imparare lo spagnolo o a connettersi con le loro famiglie e i loro amici attraverso internet. Alle 21, accompagniamo un gruppo di volontari che portano cibo a tutti coloro che sono per strada (a volte non così giovani). A volte ci sono state fino a 100 persone.

I giovani vogliono andare nella Penisola. Per farlo spesso corrono grandi rischi, viaggiando sotto i camion o nascondendosi sulle barche.  Sanno che alcuni non ce la faranno, ma corrono il rischio. A Melilla collaboriamo con la Caritas Parrocchiale visitando le famiglie, impartendo corsi di lingua e catechesi post comunione; una suora collabora nel consiglio parrocchiale, nel gruppo liturgico, ecc.

Ogni giorno una suora si reca a Nador, in Marocco, per collaborare con la delegazione per l’immigrazione. Gli immigrati subsahariani vivono in questi campi e vengono serviti in montagna. Il venerdì pomeriggio visitiamo il CETI, Centro per la detenzione degli stranieri, dove incontriamo gli immigrati in cerca di asilo e in grado di spostarsi nella Penisola (molti sono arrivati in barca o hanno appena saltato la recinzione di confine).  A volte abbiamo la gioia di incontrarli di nuovo sulle montagne del Nador o nella Penisola. Quando passano nella Penisola manteniamo i contatti con alcuni di loro.

Abbiamo imparato l’importanza di darci il tempo per formare la comunità con rispetto e affetto. Abbiamo imparato ad avere fiducia nella Divina Provvidenza quando non sapevamo che lavoro fare. La Divina Provvidenza ci mostra ogni giorno “COSA FARE E COME FARLO”.

Mentre altri bisogni emergono, noi rispondiamo con apertura a tutto ciò che la Divina Provvidenza ci chiede. Poco a poco a poco, man mano che emergono i bisogni, iniziano altre attività.

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