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Un raggio di luce brilla nell’oscurita

01/10/2023

«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13).

Ero molto felice per il fatto che i miei doveri non mi avessero ostacolato… Il 10 settembre 2023, insieme a due Suore della mia comunità, ho potuto recarmi a Markowa, nel sud-est della Polonia. L’occasione era speciale perché un’intera famiglia polacca doveva essere beatificata nel luogo del suo martirio: Wiktoria e Jozef Ulma e i loro 7 figli, che nascosero 8 ebrei perseguitati dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Gli organizzatori della beatificazione hanno voluto prepararci spiritualmente a vivere questo evento; la Cappellania dei giovani dell’Arcidiocesi di Przemyśl ha allestito uno spettacolo teatrale sulla famiglia Ulma, che veicolava un messaggio profondo, rivolto soprattutto ai giovani. Illustrava il valore e il potere del sacramento del matrimonio e l’apertura al concepimento della vita che è il risultato di un autentico amore reciproco e della fiducia in Dio. La famiglia Ulma, nonostante la povertà, leggeva spesso le Sacre Scritture in famiglia. È probabile che durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i tedeschi decisero di sterminare il popolo ebraico, abbiano evidenziato nella loro Bibbia il passo sull’amore per i nemici e la parabola del Samaritano misericordioso, accanto alla quale hanno aggiunto la parola “SI”. È stato forse il frutto della decisione condivisa da Wiktoria e Jozef di dare rifugio nella propria casa a 8 ebrei che rischiavano la morte per mano dei tedeschi. La coppia era consapevole che insieme ai loro figli avrebbero potuto pagare con la vita, poiché la responsabilità di nascondere e aiutare gli ebrei era condivisa. Qualcuno li ha denunciati. Il 24 marzo 1944, i gendarmi tedeschi hanno fucilato 17 persone: l’intera famiglia Ulma, compreso il bambino di Wiktoria, che aveva meno di 9 mesi nel suo grembo, e 8 ebrei. Alla vigilia della festa dell’Annunciazione, il loro “Fiat” comune è giunto a compimento. «L’amore degli Ulma non è venuto meno anche se ha portato via loro la vita», ha cantato un solista in uno dei canti dedicati alla famiglia prima dell’inizio della Messa di beatificazione.

All’Eucaristia hanno partecipato circa 37.000 fedeli. La Messa, presieduta dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi ha avuto inizio alle ore 10:00. Tra le migliaia di sacerdoti e membri della Conferenza episcopale polacca erano presenti anche ospiti dall’estero, tra cui i cardinali Robert Sarah e Gerhard Müller nonché il rabbino capo della Polonia Michael Schudrich. La lettura dell’Atto di Beatificazione è diventata una proclamazione di vittoria: l’amore che ci è stato donato attraverso la famiglia dei Beati Ulma è stato vittorioso. La beatificazione, soprattutto del beato non nato, è stata anche un atto simbolico per gli uomini di oggi che si sentono smarriti e ricorda a tutti il diritto fondamentale alla vita. Il Santo Padre, Papa Francesco, che abbiamo raggiunto mentre pregava in Piazza San Pietro a mezzogiorno a Roma, ha dichiarato: «I nazisti hanno ucciso questa intera famiglia perché dava rifugio agli ebrei perseguitati. Hanno contrastato l’odio e la violenza del tempo con l’amore di Gesù. Questa famiglia polacca è stata un raggio di luce che brilla nell’oscurità della Seconda Guerra Mondiale. Possa diventare un esempio da seguire per tutti noi!».

Oltre alla famiglia Ulma, anche tanti altri polacchi, hanno dato rifugio agli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Circa un migliaio di loro, come Wiktoria e Józef Ulma, hanno pagato con la vita. Grazie al Museo dedicato ai polacchi che salvarono gli ebrei a Markowa, questi polacchi sono stati immortalati per la storia e per le generazioni future. Dopo la Messa, il Presidente polacco Andrzej Duda, che era presente, ha reso omaggio a tutti loro alla fine del suo discorso.

Dopo la cerimonia, sono tornata a casa con le mie Sorelle e con il cuore colmo di pace e di amore. La preghiera profonda e l’esempio dei martiri sono diventati cibo per nutrire la mia anima e imparare ad amare come loro.

Suor Anna Wilkońska Figlia della Carità

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